giovedì 29 novembre 2012

Lauretta Guidetto  - Valeria Bianchi Mian





"La Scatola delle Meraviglie"
Laboratorio ludico creativo 









La “Scatola delle Meraviglie

Con “meraviglie” intendiamo il sapersi meravigliare, l’essere aperti allo stupore, perché nelle "nostre scatole" ci sono ricordi, bottoni, fotografie, oggetti che imprimono in noi una meraviglia, uno stupore per qualcosa che avevamo dimenticato e che abbiamo ritrovato. 

Ogni fiaba che si rispetti inizia con un “C’era una volta...”.

È così, anche il gruppo di partecipanti al laboratorio di sabato ha dato il via alla narrazione con “C’era una volta…”.

Costruire una fiaba con l’ausilio delle immagini è un’operazione che consente di arrivare al racconto in modo fluido. Le immagini sono un supporto alla creazione di storie, soprattutto per coloro che non sono allenati a immaginare attivamente.
La narrazione, preceduta da una fase di meditazione e visualizzazione (a occhi “interni”) partita dalla visione di un’immagine, suggerisce una via, una trama da percorrere e da  inseguire. Ed è così, inseguendo il tuo personale “coniglio bianco” che i “compagni di fiaba” colgono il filo della tua storia e lo proseguono cucendo la comune trama narrativa.
Il risultato finale è la costruzione di una “fiaba di gruppo”, che in questa occasione porta il titolo: “Lo sguardo inquieto, o Il Riflesso degli sguardi ”.

I protagonisti di questa storia sono una Regina triste e annoiata che vive in un bel castello ed un anatroccolo curioso. Dallo spunto iniziale si crea il racconto, e il racconto va ampliandosi, tessuto relazionale tra i due personaggi che il gruppo segue dall’uscita dal castello e accompagna nel viaggio verso l’incontro con altri personaggi, nella ricerca continua, sentendo aleggiare le domande della Regina e il suo desiderio di cambiamento.

Questo incontro della Regina con l’anatroccolo - un animaletto molto curioso, il quale, appena entrato nelle sale del castello, rimane colpito dalla propria immagine riflessa in uno specchio dorato. Scopriamo che l’immagine è quella di un bellissimo cigno, “…sembrava quasi il Re in persona…”, e questa tematica ci rimanda non solo alla fiaba de Il brutto anatroccolo, ma anche, a ben pensarci, ad una storia antica, mitica, all’incontro di Leda con il Cigno. 

Fin dall’antichità i re e le regine erano considerati la fonte magica della fecondità e della prosperità della terra. In questa narrazione corale ci siamo trovate di fronte alla presenza di un regno, il regno della Regina che è  “immerso nella natura”, e alla presenza di una regina generosa “desiderosa di creare con la sua presenza un’atmosfera divertente” .
La Regina è triste, chiusa nel suo palazzo, e l’anatroccolo, creatura non ancora cosciente delle proprie potenzialità, dovrà affrontare con lei un viaggio trasformativo ed evolutivo.
Torniamo all’incontro mitologico di “Leda e il Cigno”.

 
Leda era l'affascinante regina di Sparta, figlia di Testio. Era stata sposa di Tindaro, re di Sparta, e da lui aveva avuto due figlie: Clitennestra, che fu poi moglie di Agamennone e di Egisto, ed Elena, per la bellezza della quale, ricordiamo, si scatenò la guerra di Troia.
Zeus vide Leda e se ne innamorò. Per poterla vedere più facilmente, il dio scese dal cielo e raggiunse la vetta del monte Taigeto. Mentre Leda dormiva sulle sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare di un candidissimo cigno. Intorno all’animale c'era profumo d'ambrosia che la stordiva, e il cigno carezzò il viso della donna col suo collo sinuoso, carezzò i suoi capelli, e le sue braccia. Il cigno era evidentemente Zeus stesso, il quale, per avvicinare la bella, si era tramutato in volatile. Appena la giovane regina si svegliò, Zeus si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due gemelli, i Diòscuri: Càstore, gran domatore di cavalli, e Pollùce, invincibile pugile.
Tutti e due i figli di Leda e Zeus sarebbero stati difensori del paese e guida dei marinai. Questi ultimi consideravano come segno di protezione il fuoco di Sant'Elmo. Siccome Càstore era mortale e Pollùce immortale, il primo voleva essere mortale per amore del fratello. Zeus, impietosito, stabilì che ognuno di essi abitasse un giorno, vivo, sull'Olimpo e il giorno dopo, morto, nell'Erebo, dandosi cosi il cambio.

Mille congetture psicoanalitiche, alchemiche, simboliste hanno accompagnato questo mito greco, un mito che giunse ad essere visto come la versione “fisica” di un’annunciazione laica, una storia che, nelle arti visive, ha permesso nel corso dei secoli la rappresentazione dell’atto erotico senza più censure (che male c’è, di fatto, a guardare una donna nuda coperta da un bel cigno bianco?) fornendo spesso l’escamotage agli artisti che volevano dipingere l’atto sessuale tra un uomo e una donna.



Quest’immagine, abbastanza recente rispetto alle più note opere che trattano il tema, è opera dell’artista torinese Luciano Proverbio, e rappresenta proprio l’incontro tra la bella Leda e il Cigno. Conducendoci nel regno della mitologia, in questo caso il simbolo diventa una traccia in equilibrio tra fantasia e realtà.


Nella storia del gruppo non c’è alcuna traccia apparente di sessualità tra il piccolo e dolce anatroccolo e la Regina, ma tra le due creature è chiaro il sorgere e l’approfondirsi di un rapporto esclusivo e speciale, di una relazione affettiva. Tra l’altro, l’immediatezza passionale della scelta e del “connubio” è evidente quando la Regina in quattro e quattr’otto si decide a seguire l’animaletto fuori dalle note mura.
L’anatroccolo NON E’ il cigno, ma al gruppo va bene che egli “resti anatroccolo”, con tutte le sue difficoltà, con il suo “non ancora”, con la tenerezza, con l’aspetto Puer del caso.

Viene raccontata una scena in cui davanti ad un bell’albergo in campagna compare una coppia di giovani viaggiatori “on the road”. Anche la Regina e il suo anatroccolo-guida sono viaggiatori, nonché esploratori, e si interrogano sul senso dello stare insieme e del condividere le esperienze. Il cigno adulto/Zeus è ancora un piccolo anatroccolo felice di esserlo: nello specchio egli ha visto, forse, il riflesso di quel che un giorno potrebbe diventare, ma non ha fretta. C’è tutto un viaggio da fare. E forse anche altri e lunghi viaggi, prima di riscoprire il cigno… potremmo dire che lo spirito che anima il piccolo gruppo di sabato è un Puer giallo solare, un fanciullo anatroccolo pieno di risorse (si scoprirà capace di consigliare saggiamente la bella Regina), uno che va per piccoli passi un po’ goffi, eppure… procede.    


Nel nostro viaggio continuo tra immaginario e simbolico, tra immagine e racconto, dopo la costruzione della storia, siamo tornate al rapporto con il mondo immaginale, e alla realizzazione di quello che il titolo del nostro laboratorio lasciava presagire, ovvero la realizzazione di un contenitore fiabesco: “La scatola delle meraviglie” .






Scatole del gruppo- lavori in corso

Dalla fiaba siamo passate alla realizzazione immaginativa per dare corpo e sostanza a quanto emerso durante la narrazione, perché dal racconto corale si possa ritornare al racconto personale e alla propria immagine interiore. La narrazione diventa suggerimento per raccontare  la propria “scatola dei ricordi”  e farla rivivere attraverso il racconto mitico.
(continua… parleremo ancora de Les boites…)






1. Meraviglia: Sentimento improvviso di viva sorpresa per una cosa nuova, straordinaria, o inattesa; stupore.
2. Le “teste coronate” di un popolo, individui ritenuti speciali perché dotati di mana speciali e di personalità più forti,  oppure perché primeggiavano in attività o abilità essenziali per il benessere della tribù. Essi rispecchiano ciò che ha un valore supremo all’interno della psiche di un individuo o di una società, ovvero i principi e le credenze predominanti. Il fatto che questi ultimi siano in parte sotto il controllo della coscienza e in parte dell’inconscio si riflette nella natura ambigua del re o della regina. Si tratta di esseri umani, ma anche di esseri accostati agli dei. Sono paragonati agli astri del cielo , al Sole e alla Luna, ai metalli preziosi, oro e argento che incarnano la sostanza solare e lunare nel mondo terrestre. La loro maestà viene elevata dall’essere seduti in trono e dal fatto di indossare una corona, che richiama quella raggiante del Sole. In particolare, nell’antichità, il re o la regina assumevano un ruolo quasi “sacerdotale” di mediazione tra la dimensione terrena e quella ultraterrena.  (J. C. Harris. 2010Il libro dei Simboli. Riflessioni sulle immagini archetipiche. Ed. Taschen) 


martedì 20 novembre 2012

Valeria Bianchi Mian

ARCANE STORIE
Quando il Bagatto (I) apre le danze: appunti sull'immaginazione che si attiva


 

La parola alchemica si esprime per immagini, come i sogni.       
Come i sogni, i libri scritti e disegnati dagli alchimisti medioevali emergono dall'oscurità dell'inconscio, proiezioni su carta, fuori dalla logica lineare del linguaggio cosciente.
Carl Gustav Jung per primo si è rivolto con occhio esplorativo ai rebus della filosofia ermetica per estrarne il senso. Le “favole” degli adepti sono sogni poetici che ci guidano dalla prima materia alla luce cosciente che emerge dal caos (1). 
Interpretare le immagini archetipiche per gli junghiani non vuole assolutamente dire incasellare il simbolo in un unico punto di vista, ma aprirsi almeno ad una duplice prospettiva di lettura, permettendo a se stessi di credere in una dualità che, contemporaneamente è e non è qualcosa (2). Solo da un rapporto aperto e vivo con l'inconscio, una relazione che tiene conto delle ambivalenze, può emergere il guizzo creativo di Hermes. Un atteggiamento, questo, capace di scoprire i segreti celati tra le righe di una ricetta alchemica o negli enigmi di un sogno; è sguardo camaleontico che si posa sulle immagini con un occhio rivolto alla Luna (arcano numero XVIII) e l'altro al Sole (arcano numero XIX).

Guardai con occhi di camaleonte la mutevole faccia del mondo, sussurra Anais Nin descrivendo la propria rinascita creativa (3).

Solo uno sguardo mercuriale può accogliere il paradossale.  

Guardare il mondo “mercurialmente” è vivere nel paradosso collegante gli opposti nella possibilità di un'armonia, uno spazio in cui l'anima sia libera di muoversi: l'ambivalenza è naturale, ci insegna Hillman, è la reazione adeguata dell'intera psiche di fronte a queste verità complete che sono i simboli (4). L’Appeso (XII) è, tra i cosiddetti arcani maggiori, la figura che più rappresenta l’idea della sospensione tra gli opposti, ma esso ci guida ad una necessaria attesa di fronte alle opposizioni, dove per “restare in croce” possiamo intendere anche l’accettazione di tutta la sofferenza connessa a questa necessità interiore densa di sacrificio.
L’approccio iniziale alla “visione camaleontica”, invece, con attitudine esplorativa nei confronti delle molteplicità dell’esistere, è proprio del Bagatto (arcano numero I), che opera con i pochi eppure fondamentali strumenti a sua disposizione.                                                                          
Se l'Io-Re saturnino divide l'interezza per conoscere imperando, uno sguardo mercuriale nel rivolgersi alle immagini della vita è restauratore, poiché l’elemento Bagatto (arcano numero I) lasciato agire in modo cosciente riattiva le connessioni, riavvia l’energia dell'anima saggia che vive nel linguaggio comprensivo di parole e colori, immagini illustranti un'Opus che si svolge nell'alambicco psichico.

Colorare la parola è renderla accessibile, un giorno o l'altro, a tutti i sensi,  Alchimia del verbo nei Deliri di Rimbaud: A nera, E bianca, I rossa, O blu, U verde (...) All'inizio fu un'indagine. Scrivevo silenzi, notti, notavo l'inesprimibile. Fissavo vertigini.(5)


immagino, per un attimo,
un pennello al posto della bacchetta

Il Bagatto emerso dal gruppo di venerdì scorso (vedi post precedente) è caldo, disponibile al dialogo. Rosso e blu, come nei tarocchi marsigliesi, danza con i propri opposti e invita le partecipanti a fare lo stesso. In qualche modo invita le donne presenti a trovare individualmente la propria prima materia, per cominciare a operare con le immagini che seguiranno. Procedendo con le visualizzazioni e, poi, con le drammatizzazioni, il gruppo guadagna in fluidità. Alla domanda: “Che cosa devo fare in questo momento di transizione?” il Bagatto scoppia in una fragorosa risata. La sua non è una risata offensiva. E’ una risata inevitabile, poiché egli stesso sa bene come non sia possibile “divinare” risposte e consigli inequivocabili, nemmeno quando le carte diventano spunti per interrogare se stessi.
L'anima saggia sa stare nell'enigma; contemplando se stessa comincia a percepire se stessa e le risposte alle proprie domande immaginando, e partecipa con tutta se stessa ai mutamenti della propria sostanza, riflettendo su di sé per vedere "la  saggezza inerente alla sua struttura" (6).   
Operando con Mercurio (inteso come lo stesso inconscio) in una delle sue forme più  accessibili, come per esempio una fantasia spontanea, un sogno, uno stato d'animo irrazionale, un affetto" (7), e concentrandosi su di esso, si lascia carta bianca all'anima.
Partendo invece da un’immagine archetipica che viene utilizzata per fare esercizi di visualizzazione e drammatizzazione, come avviene in questo gruppo, si attivano emozioni che bussano alla porta dell’immaginazione, anche in coloro che non sono tanto abituati a fare questo tipo di lavoro. Si procede con calma, un po’ come di fronte ai quadri di una bella mostra, ci si lascia coinvolgere da quel che si vede, si sviluppa un senso della vista e del sentire non ancora esplorato.                             
L'immaginazione attiva “attiva” l'anima, ma l’immaginare attivamente non è un’attività facile. Conoscere le immagini esplorando le sensazioni e le emozioni che ne scaturiscono ci riporta un po’ all'operare alchemico, che è l'equivalente del metodo psicologico dell'immaginazione attiva (8).

(continua)

1-  E. F. Edinger,  The Mysterium lectures  (pag. 253)
2-  M. L. Von Franz,  Alchimia  (pag. 116 e 117)
3-  A. Nin,  La casa dell'incesto  (pag. 13 )
4-  J. Hillman,  Senex e  Puer (pag. 33 e 34 )
5-  A. Rimbaud,  Opere (pag. 223 Una stagione all'inferno,  Deliri II.  Alchimia del verbo)
6-  C. G. Jung, Mysterium coniunctionis (pag. 83 ) Considerazioni di Richard White (Richardus Vitus) di Basinstoke su  Elia Lelia Crispis e  L'enigma bolognese;   la descrizione dell'anima in questi termini
si riferisce, secondo Jung, all' "anima mundi" o all'inconscio collettivo, piuttosto che all' "anima vagula" individuale.
7-  C. G. Jung,  Mysterium coniunctionis   (pag. 525)
8-  C. G. Jung, Mysterium coniunctionis  (pag. 526 e  494 seg.)

domenica 18 novembre 2012

Valeria Bianchi Mian

IL BAGATTO (I) E LA MAGIA NELLE SCATOLE
Immagini, colori, storie fantastiche dai laboratori delle Hermae

Les boites di Valeria e di Lauretta 
(dettaglio da scatola magica
di Valeria Bianchi Mian)



Il folletto con un balzo uscì dal barattolo e...
Fiabe. Storie inventate di "sana pianta", che dal seme germogliano rigogliose. Racconti nati da un'immagine, vagiti, balbettii, prime parole. Dentro una scatola le fiabe hanno molto spazio per crescere, più di quanto la parola "scatola" potrebbe lasciar intendere - ma questo l'abbiamo già detto, Lauretta Guidetto ed io, e l'abbiamo scritto sulla locandina del prossimo laboratorio: "La Scatola delle Meraviglie", Sabato 24 Novembre dalle ore 14.30 alle ore 17.00 presso Art Therapy Italiana, Via Sant'Antonio da Padova 10, Torino.
L'idea delle fiabe in scatola è partita da me, subito accolta creativamente da Lauretta, ed ecco che da mesi ormai ci siamo dedicate, tra le altre iniziative, alla composizione di... chiamateli/e come volete: teatrini? barattoli narranti? scatole magiche?
Per noi sono "Les boites".
Le nostre boites cucite con filo di sogno ed emozioni ci riportano all'infanzia, agli inverni sotto il piumone in compagnia del lupo di Cappuccetto rosso; agli orsetti di pelouche che proteggono il sonno di Wendy; ai viaggi sulla nave di Capitan Uncino; ai piedi che fanno un po' male dopo la danza selvaggia al palazzo del Re, o per la corsa dietro il coniglio bianco...
Piccole grandi fiabe crescono. Diventano storie di vita, ma non dimenticano la voce delle origini. Dentro il baule della nonna sono state riposte, con amore, le avventure piene di sussulti, grida, risate. Tutto ciò mi richiama alla mente un video delicato e commovente, opera di Maura Banfo, donna tra le più sensibili e creative che conosco, fotografa piena d'anima. Nel video, le mani della nonna dell'artista sfogliano un libro, il libro di fiabe a lei più caro... il video è del 2007... ora quella nonna non c'è più, ma le sue mani sono testimonianza di tutte le nonne, perché non si può non pensare alla propria guardando queste immagini...     




Ora noi de Le Hermae apriamo il baule. Spolveriamo le immagini, le facciamo vivere e, insieme ai partecipanti dei laboratori "La Scatola delle Meraviglie" diamo voce ad altre fiabe, nuove di zecca, eppure già note, profumate di soffitta, di "cassetto della nonna", e per questo più amabili.
I materiali con cui lavoriamo sono tutti riciclati: vecchi bottoni, fotografie, stoffe, piccoli oggetti...

L'idea si sviluppa in progetto, il progetto si apre ad una nuova idea: un'esposizione di scatole, barattoli, contenitori collettivi di elementi fiabeschi. Mese di Maggio, 2013: ne riparleremo.

Nel frattempo, presso Yoga-Mi-Yoga, in via Bava 17 a Torino, sto conducendo un piccolo gruppo. Un gruppo che sta lavorando con le immagini dei tarocchi, sulla scia dei laboratori di drammatizzazione con le carte che conduco da dieci anni circa. 
Trionfi, lame, arcani. I Maggiori. I minori. Ventidue voci, cinquantasei semi da innaffiare nel terreno dell'anima. Potete leggere la locandina con tutte le informazioni del caso nei post di Novembre. Intendo ripetere l'esperienza a partire da Gennaio 2013. Anche in questo caso, ne riparleremo.

Voglio dare qui uno spunto rispetto al corso: "Imparare a leggere il ciclo delle carte. La visione psicologica degli Arcani Maggiori e Minori e il benessere quotidiano", perché trovo una certa assonanza (una memoria musicale, direi) con l'idea del folletto e delle scatole magiche.
Il Bagatto (I) ha fornito molti spunti al gruppo. E' stato visualizzato in qualità di "giovane vestito di rosso e blu, caldo, attraente, che invita alla danza, con il quale si da inizio ad un movimento creativo...", insomma, come incontro ricco di possibilità. Parlerò di lui nei prossimi giorni, in un nuovo articolo. Mi basti dire, in questa sede, che "l'arcano del preludio" (Claudio Widmann docet, pag.41 "Gli arcani della vita- Una lettura psicologica del tarocchi" - Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma 2010) è stato fonte d'ispirazione per le nostre boites. Sul tavolo, gli elementi: scatole da scarpe, barattoli vuoti, immagini e colori... la bacchetta del Mago ha dato il guizzo mercuriale, un occhio rivolto al cielo, uno alla terra, le memorie del passato connesse al presente... ed ecco...    

(continua)

domenica 11 novembre 2012

Lauretta Guidetto 


Incontri con l’autore : Riccardo Mondo


Recensione del testo:   


 Nei luoghi del fare anima 
      Dimensione immaginale del processo terapeutico





Questa pagina è dedicata all’incontro che ho avuto con un testo:  “Nei luoghi del fare anima” –Dimensione immaginale del processo terapeutico” di Riccardo Mondo.
Parto da una breve premessa, che trovo necessaria, per meglio comprendere ciò che ho trovato  in queste pagine e quanto mi hanno evocato.  
La pittura, ma ancora di più l’arte in tutte le sue connotazioni, sono la mia matrice originaria, la mia bisnonna dipingeva, così pure mio nonno; sento ancora l’odore acre dei suoi colori ad olio nella stanza dei quadri.  
Questo ricordo, è il mio ricordo di bambina e di questa impronta familiare.
Come in altre pagine di questo blog ho detto, la mia formazione artistica si è incontrata con quella psicologica e l’una alimenta l’altra da sempre, a volte con fatica e a volte meno, si arricchiscono e si supportano reciprocamente.
 Tutto il mio percorso formativo e professionale, si è sviluppato secondo questo intreccio, percorsi nell’arte e attraverso l’arte sono in qualche modo sempre andati ad animare la mia esperienza di psicologa, supportati ancor più dal pensiero di Hillman quando dice: 

la bellezza è in se stessa una cura per il malessere della psiche. La nostalgia di bellezza che alberga nel cuore umano deve ricevere riconoscimento dalla disciplina che considera il cuore umano il suo campo di studio. La psicologia deve ritrovare la strada verso la bellezza, per non morire” (J.Hillman, 1997, p. 59)

Questa premessa  per dire, come questo testo sia andato a  toccare entrambe queste corde e abbia risvegliato, sfogliandone le sue pagine quell’odore di pitture, e quei colori che ho iniziato ad incontrare nella mia infanzia.   
La mia attenzione in primis è stata catturata dal titolo, “Nei luoghi del fare anima”, sarà che troppo spesso in questo periodo mi trovo in luoghi dove non si può pensare al fare “anima”, bensì a risultati solo traducibili in numeri, numeri di pazienti in un giorno,  in un mese, denaro risparmiato e così via; ma anche a stanze che non ci sono e che certo non puoi occuparti di renderle più gradevoli e accoglienti a quella sofferenza che viene portata, e tanto meriterebbe di essere accompagnata da una cura anche del luogo.
  Stiamo attraversando una profonda crisi economica e anche questo comporta il dover accettare dei compromessi, li accetto e li vedo , ma ne patisco e talvolta, mi sembra di smarrire anche il senso di ciò che svolgo quotidianamente.
Dal primo interesse del titolo, si passa alla dedica iniziale, “a tutti coloro che hanno provato, tramite la cura analitica, a dare un nuovo orientamento alla propria vita”, ed io qui mi ritrovo pienamente e in prima persona.  
Con il procedere delle pagine poi,  si entra in un microcosmo fatto di luoghi, persone , tempi, stati d’animo e  nello svelarsi del fare terapeutico quotidiano, delle sue infinite sfumature cromatiche e dove non tutto si risolve sempre e magicamente.
  Il viaggio inizia in una stanza, la stanza della terapia:  “provvista di un’ampia e luminosa finestra” , in un  “tempo” connotato da  una giornata di settembre e di pioggia, “ ..in autunno, un’argentea luminescenza sfiora delicatamente i contorni delle cose, rende la visone incerta. In quest’atmosfera crepuscolare, il vetro della finestra delimita il confine tra questa stanza e il mondo esterno” (R.Mondo, 2012, p. 23)
 Durante tutto il viaggio si è accompagnati sempre dal pensiero e dalle riflessioni dell’autore,  che incontri e ti rimane vicino per tutta la durata del  tragitto.
Questo testo è riuscito ad alimentare la mia curiosità clinica, il senso artistico e poetico, sono 140 pagine che si rivolgono all’altro con una  “attenzione estetica” che percorre tutto il testo, andando a sostenere, anche attraverso questo tipo di “cura” gli aspetti meno piacevoli dell’esistenza; quindi un’estetica vista non come elusione del brutto, ma come controparte e bilanciamento dell’esistere e del fare terapia.
Mentre leggevo le scene presentate nei diversi capitoli, visualizzavo come tanti “ritratti dipinti” delle persone che andavano a comporre i diversi quadri.  Le figure delineate, a volte tratteggiate con pennellate sicure, mi hanno fatto intravedere il personaggio nei suoi tratti fondamentali, altre volte la figura mi è apparsa più sfumata quasi un lasciar intravedere e suggerire un modo d’essere.
 Alcune figure mi sono apparse, come rappresentate con diversi materiali pittorici, dal ragazzo tratteggiato con il carboncino, non tanto per la sua mancanza di colore, quanto per facilità con la quale le sue esperienze parevano volare via e dissolversi con un soffio; alla donna dipinta con le tonalità forti del dolore e pastose dell’intreccio familiare non ancora risolto.
Quando il colore emerge con grande forza cromatica, ne puoi sentire lo spessore e l’intensità in quell’amalgama di colori primari e secondari, a volte presi puri dalla tavolozza e in altri punti mescolati insieme,   “il colore dona spessore all’esperienza. Nel linguaggio arcaico si diceva che esso conferisce all’oggetto un carattere mana; la psicologia analitica dice che rende numinosa l’immagine; (…) “ ( C. Widmann, 2006, p.17)
Man mano che  incontravo i personaggi, mi veniva in mente la curiosità provata mentre leggevo un libro di Alessandro Baricco,  Mr Gwyn .
Uno dei personaggi principali, Mr Gwyn  è uno scrittore che decide di smettere di fare ciò che aveva fino ad allora fatto, ossia scrivere romanzi, ed  Inizia un nuovo percorso che parte proprio dall’osservare dei ritratti in una galleria d’arte.
 Decide a questo punto, di iniziare a eseguire ritratti capaci di scavare nell’animo umano, proprio come un pittore si pone dinanzi al modello e cerca di ritrarlo nella tela, in un magico silenzio, fatto di contemplazione e di studio.  
Naturalmente non so dipingere, e in effetti quello che ho in mente è scrivere dei ritratti” dice ad un certo punto il personaggio. Mr Gwyn dopo una lunga osservazione, consegna ai committenti il suo ritratto dalle quattro  alle nove pagine , rilegate con cura.
Scrivere ritratti” ?, sono rimasta con questa domanda aperta e incuriosita, cercando di immaginarmi cosa volesse dire scrivere un ritratto.
Così con questa domanda in mente, pensavo alle lezioni in aula di figura, con la modella che posava, devi spogliare quel qualcuno, entrargli dentro, coglierne lo sguardo, fermare il tempo, ma anche riportarlo a casa, nella  sua postura ed espressione.   Tutto questo riesco ad immaginarlo bene  nel linguaggio pittorico, di meno con la scrittura, per quanto il libro era riuscito ad evocarmi.
Poi i mesi son trascorsi da quella lettura e quella curiosità era dimenticata, ecco che quest’altra mi ha fatto riaffiorare quella curiosità rimasta in sospeso, immaginando di trovare proprio tra le pagine di adesso quei ritratti:

E’ il nostro primo incontro e Angela piange. Silenziosamente le lacrime solcano le sue guance. In questo volto serio, composto, l’umido che appare è una presenza estranea, continuamente rimossa, ripetutamente asciugata con un gesto veloce. (…) Quest’umido che sgorga dai suoi occhi è un controcanto dissonante, poiché Angela intercala sorrisi, mentre sottolinea con commenti mordaci le sue narrazioni. ” (R.Mondo, 2012, p.85)

Ecco questo mi è sembrato “un modo” per scrivere un  ritratto.

E per ultimo direi ancora, arrivata alla fine del libro, quello che ho respirato nel complesso è un senso di apertura, di aria fresca,  che la vita può anche intervenire a  mescolare e rimescolare le carte proprio là dove tutto sembrava ormai delineato, lasciando intravedere o immaginare una "possibilità".

 E così termino con una poesia di Emily Dickinson:

Io abito la Possibilità-
Una casa più bella della prosa-
più ricca di finestre-
superbe-le sue porte-
E’ fatta di stanze simili a cedri-
che lo sguardo non possiede-
Come tetto infinito
ha la volta del cielo-
La visitano ospiti squisiti-
La mia sola occupazione-
spalancare le mani sottili
per accogliervi il Paradiso.

Bibliografia:

-     Baricco A., (2011) MrGwyn. Milano, ed Feltrinelli
-     Hillman J., (1997), The Souls’s Code In Search of Character and Calling. trad.it. : Il Codice dell’anima, 1997. Milano: Adelphi Edizioni
-     Mondo R., (2012), Nei luoghi del fare anima. Dimensione immaginale del processo terapeutico. Roma, ed Ma.Gi srl
-     Widmann C., (2006) Il simbolismo dei colori. Roma, ed Ma.Gi srl


giovedì 8 novembre 2012

CORSO BASE - LA SIMBOLOGIA DEGLI ARCANI - VALERIA BIANCHI MIAN
LA PRIMA LEZIONE SI TERRA' QUESTO VENERDI', 9 NOVEMBRE. VERRA' QUINDI AGGIUNTA UNA DATA A GENNAIO.

Di seguito, la locandina...
Imparare a leggere il ciclo degli Arcani
“La visione simbolica delle carte (Arcani Maggiori e Minori) e il benessere quotidiano”

CORSO BASE
Condotto da Valeria Bianchi Mian
Psicologa clinica, psicoterapeuta, psicodrammatista di matrice junghiana (COIRAG/APRAGIP 2002)
appassionata ricercatrice di simbologia e immagini archetipiche



Uroboro – Parigi. Bibliothèque Nationale,
manoscritto greco 2327, f. 297

Sei incontri teorici ed esperienziali della durata di due ore e mezza l’uno.
Il corso offre una formazione teorica di base sulla simbologia delle carte (Arcani Maggiori e Minori)  e sui diversi metodi di lettura esistenti (sia divinatori, che meditativi, che di tipo più psicologico). Attraverso tecniche di tipo meditativo e attivo, il corso permette di conoscere le immagini che animano le carte dei tarocchi in modo più profondo di qualsiasi altro metodo basato sulla sola visione, e invita a trovare uno stile personale e ricco di fiducia nell’approccio alla relazione con le immagini. L’obiettivo del corso è anche l’apertura di nuove possibilità di equilibrio e benessere quotidiano attraverso il percorso simbolico offerto dai 22 Arcani Maggiori e dai gradi dei 4 Semi.  

DATE E ARGOMENTI DELLE LEZIONI
Il corso si svolgerà ogni Venerdì dalle 20.30 alle 23.00, a partire dal 26 Ottobre, fino al 14 Dicembre 2012 (esclusi 2 Novembre e 7 Dicembre)

1/26 Ottobre
Apertura dei lavori; l’approccio ai tarocchi come specchi dell’Anima universale e delle anime dei consultanti; storia ed evoluzione delle carte in Europa e in Italia; i tarocchi come “ludus puerorum”; la visione esoterica; l’avvento della psicoanalisi e una nuova concezione dell’immaginario simbolico; l’inflazione dei segni: le immagini dei tarocchi nel mondo di oggi; la rinascita del simbolo: una panoramica evolutiva del ciclo delle carte.
2/9 Novembre
Carta per carta: Il Bagatto, La Papessa, L’Imperatrice, L’Imperatore, Il Papa; figure della “Persona” e riflessi della profondità psichica; il femminile e il maschile in equilibrio; il benessere come relazione tra gli opposti. L'Innamorato: verso il nuovo.
3/16 Novembre
Il Carro, La Giustizia, l’Eremita, la Ruota, la Forza, l’Appeso, La Morte: figure della trasformazione; la discesa agli inferi per trovare se stessi: artisti, alchimisti e ricercatori del Sé.
4/23 Novembre
La Temperanza, Il Diavolo, La Torre, Le Stelle, La Luna, Il Sole, Il Giudizio: figure sovra personali; il Sé e la totalità psichica nelle religioni del mondo; corpo, anima e spirito in armonia.
5/30 Novembre
Il Matto e Il Mondo: il ritorno alla vita del simbolo perduto; approccio agli Arcani Minori; lettura congiunta di Arcani Maggiori e Minori.
6/14 Dicembre
“Capisco o sento?”; leggere, intuire, comprendere: cosa vuol dire “divinare”?; utilizzi pratici e quotidiani delle carte; nuove letture, ovvero il campo del possibile; riflessioni di gruppo su quanto appreso fino a qui; chiusura dei lavori.

CHI CONDUCE?
La Dott.ssa Valeria Bianchi Mian è psicologa clinica e psicoterapeuta individuale e di gruppo, specializzata in psicodramma analitico individuativo alla COIRAG di Torino. Collabora con il CPP di Via Massena 77bis a Torino (www.psicologiatorino.it). La sua predilezione per la ricerca sull’immaginario simbolico parte dalla passione per gli studi di Carl Gustav Jung sull’alchimia e sulle religioni del mondo, e non ha approdi. Alcune tappe del suo periplo sono visibili all’indirizzo le-hermae@blogspot.com (su Google: “Le Hermae”), sito nel quale troverete diversi articoli scientifici sull’argomento specifico “Arcani Maggiori e Minori” e maggiori informazioni relative ai laboratori sul tema dei simboli archetipici condotti dalla Dott.ssa Bianchi Mian. Potete contattarla direttamente all’indirizzo mail: bianchivaleria@katamail.com

DOVE SI SVOLGE?
Il corso base si svolge presso il centro yoga “yoga-mi-yoga” di Via Bava 17, 10124, Torino - http://www.yogamiyoga.it/ 

QUANTO COSTA?
Il corso base, composto di sei lezioni, costa 120 Euro. Non è possibile pagare una singola lezione. E’ però possibile iscriversi in ritardo fino alla seconda lezione, e recuperare partecipando gratuitamente alla prima lezione del corso di approfondimento a gennaio 2013; in caso di assenza ad una o più lezioni successive alla prima, non sarà possibile un recupero della lezione persa (ma sarà possibile seguire i nuovi argomenti attraverso le dispense o gli appunti dei compagni di corso).

sabato 3 novembre 2012


Sabato 24 Novembre 2012
Dalle ore 14.30 alle ore 17.30
Presso la sede di Art Therapy Italiana
Via Sant’ Antonio da Padova 10  - Torino


 L’Arte Terapia incontra lo Psicodramma - Laboratorio ludico/creativo

  "La Scatola delle Meraviglie”



Una piccola scatola, oppure una grande. Una scatola di cartone, una scatola di  latta sono mondi  pieni di sogni e di ricordi, contenitori di immagini dimenticate, personaggi che ci raccontano una storia, una fiaba inventata da noi stessi, una filastrocca da portare a casa per poter realizzare i desideri desiderati, i sogni sognati.
Dentro le scatole si possono  nascondere mondi archiviati in qualche armadio, in soffitte dimenticate… Per i bambini una scatola può diventare casa, nave, aereo... In questa giornata inizieremo a lavorare insieme andando a cercare tra i  ricordi e i desideri il nostro bagaglio di “arnesi”… per creare la nostra fiaba in scatola.


Laboratorio ideato e condotto da:

Valeria Bianchi Mian    e    Lauretta Guidetto 



Per informazioni e iscrizioni contattare:
laura.guidetto@gmail.com
bianchivaleria@katamail.com